Continuano le iniziative del Match it Now!, l’evento nazionale dedicato alla donazione del midollo osseo e delle cellule staminali emopoietiche. In questi giorni nel nostro Paese si stanno moltiplicando gli interventi di esperti che spiegano il valore enorme di questo tipo di donazione e cercano di chiarire informazioni non corrette oppure fornire elementi per superare la paura dei potenziali donatori.

Anche in Molise ci si sta muovendo in questo senso. E’ Gianfranco Giglio, onco-ematologo presso l’ospedale Cardarelli di Campobasso, a testimoniare il livello di attenzione sull’argomento soprattutto dalla parte dei più giovani. Una ricerca condotta da Skuola.net in occasione della settimana sulle donazioni ha infatti evidenziato una buona propensione da parte delle nuove generazioni a donazione e trapianto, sebbene con la richiesta di maggiore informazione in merito.

Dalla mia esperienza sul territorio posso confermare che i giovani non hanno paura della donazionespiega il dottor Giglio – Così come sono pronti ad intraprendere nuove strade terapeutiche per affrontare i problemi di salute. Sono molto portati a capire e comprendere le problematiche, mostrando quasi sempre atteggiamenti accoglienti davanti ai cambiamenti. Quando accompagnano i loro cari da me per conoscere e valutare il da farsi sono i primi a chiedere se esistono soluzioni nuove. E sono pronti a provarle, se necessario, pur di cercare risposte. Lo stesso atteggiamento hanno nei confronti delle donazioni di midollo e cellule staminali: molti si iscrivono perché vogliono sentirsi utili, desiderano essere parte in causa di un miglioramento”.

Scegliere di diventare donatore di cellule staminali emopoietiche (CSE) è un gesto di solidarietà che può salvare una vita: solo 1 donatore su 100.000 è compatibile al 100% con chi è in attesa di trapianto e decidere di iscriversi al Registro Italiano Donatori di Midollo Osseo (IBMDR) è una scelta consapevole che tutela sia il donatore che il ricevente. Chiunque può diventare un donatore di cellule staminale emopoietiche, da midollo osseo o da sangue periferico: basta avere tra i 18 e i 35 anni, godere di buona salute e pesare più di 50 kg. Un’altra fonte di CSE è rappresentata dal sangue del cordone ombelicale che è ricco di cellule staminali in grado di riprodursi qualora trapiantate in un organismo che ne sia stato privato a causa di patologie. La donna intenzionata a donare il sangue del cordone ombelicale può richiedere ulteriori informazioni alla Banca di sangue cordonale della propria regione.

I canali per entrare in contatto con la campagna di informazione permanente sono le associazioni che ruotano al mondo dell’ematologia, ADMO e AIL in prima fila. Ma nella stessa direzione si muovono anche i vari progetti di sensibilizzazione che vengono attivati nelle scuole o presso le istituzioni locali. “Chi si avvicina alla donazione ha una conoscenza di base del percorso – spiega l’onco-ematologo –  ma capita anche di incontrare chi non ha le idee chiare o addirittura informazioni errate. Per questo dobbiamo informare senza fermarci. Più si spiega e meglio è, soprattutto per fermare informazioni deleterie tipo ‘donare è doloroso’ o addirittura ‘donare è un’operazione pericolosa”.

Il Match it Now! offre la possibilità di fare una pre-iscrizione online, alla quale deve però seguire la procedura in ospedale con un colloquio anamnestico e un prelievo di sangue per ricavare i dati genetici. Questi dati aiuteranno i medici a individuare il migliore donatore compatibile per chi è in attesa di ricevere un trapianto. L’IBMDR mantiene i donatori iscritti nel registro fino al compimento dei 55 anni di età.

“Quello che non si deve perdere di vista è l’enorme potere che le cellule staminali hanno oggi nel combattere tante patologie – conclude Giglio – Ed occorre anche far sapere che la scienza e la tecnologia in questo settore non si fermano mai. Oggi curiamo le malattie più aggressive grazie nuove metodologie come il trapianto di cellule staminali emopoietiche, una tecnica in rapida evoluzione che offre una possibile guarigione in caso di neoplasie ematologiche maligne (leucemielinfomimieloma) e di altre malattie ematologiche. E in questo quadro il donatore ha un ruolo assolutamente determinante”.

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