Francesco Schittulli

Prevenzione, interdisciplinarietà, qualità dei trattamenti, umanizzazione sociosanitaria. Sono i binari lungo i quali l’oncologia moderna e quella del futuro devono muoversi perché i risultati in termini di guarigione e sconfitta delle patologia siano sempre più gratificanti. Così il professor Francesco Schittulli (senologo, Bari) ha introdotto nella sua lectio magistralis il seminario di due giorni “L’Oncologia Medica di Precisione nel Trattamento del Tumore Mammario” che si è aperto stamani al Responsible Research Hospital di Campobasso. L’evento, che ha in elenco numerosi esperti del settore, ha l’obiettivo di analizzare e condividere le evidenze scientifiche biologico molecolari dei tumori mammari al fine di migliorare e personalizzare sempre di più la gestione clinica del paziente.

Pino De Gregorio

Ha aperto i saluti il presidente dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di Campobasso Pino De Gregorio, riportando i dati degli ultimi 50 anni, durante i quali la guarigione a 5 anni è passata dal 30 al 90% per le donne affette da tumore mammario. “Qualcosa vorrà pur dire – ha rimarcato De Gregorio, ricordando il valore e i progressi della ricerca – Di fronte a tanti risultati devo purtroppo ricordare che negli ultimi anni il progetto regionale e aziendale di screening dei tumori mammari ha registrato un arretramento nei dati di partecipazione e quindi una diminuzione dell’efficacia attesa. La pandemia Covid ha sicuramente contribuito a tutto ciò, ma deve rimanere alta l’attenzione affinché venga al più presto recuperato terreno sulla prevenzione primaria operata attraverso gli screening“.
Sulla prevenzione è tornato anche il dottor Schittulli, che ha ricordato il chiaro divario tra Nord e Sud d’Italia: il primo registra percentuali di guarigione decisamente più elevate del Mezzogiorno proprio perché si fa più prevenzione, dove vengono garantiti gli screening su fasce più ampie e dove quindi si arriva sulla patologia in tempi utili per sconfiggerla. Fondamentale che le varie figure che ruotano attorno al paziente si parlino, collaborino e si tengano aggiornati ai protocolli internazionali.
E poi è stato ricordato quanto le terapie oggi siano sempre più sartoriali, disegnate a misura di individuo e di patologia individuale. Ma questo approccio non può prescindere dall’umanizzazione sociosanitaria che sta venendo meno sui medici, costretti ad essere sempre più dei burocrati. “E’ una rotta che va invertita – ha detto il professore – Il medico deve prendersi cura della paziente, non ‘delle carte’ della paziente!“.
L’evento, che prevede i contributi di moltissimi esperti, si concluderà domani pomeriggio. Direttore del corso il dottor Andrea Mancuso (in foto accanto al tavolo).

 

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