Gennaro Barone

Era rimasto cieco per un anno. Poi, in Svizzera, con un’operazione al cervello, tornò la luce. Un’esperienza che segnò in maniera decisiva la vita del giovane Gennaro Barone e che lo spinse allo studio della medicina, della psichiatria. Una vicenda drammatica che Roberto Barone, il fratello del noto medico scomparso ad ottobre, ha voluto raccontare, tra i tanti aneddoti carichi di vita e di ironia, nella serata dedicata al suo ricordo.

Non abbiamo avuto il tempo per stargli vicino. La malattia lo ha portato via troppo in fretta. Non siamo riusciti ad esprimere tutto l’affetto e la riconoscenza ad un uomo speciale e generoso, ad un medico attento e preparato, ad una persona unica. Per questo l’iniziativa di oggi: avevamo tutti bisogno di averlo vicino, tutti insieme, di ricordarlo per bene”. Così Bartolomeo Terzano, collega e amico fraterno del dottor Barone, ha introdotto l’evento che si è tenuto venerdì scorso. Una grande riunione di cuori quella nella sala Modigliani dell’Unimol in cui c’era il mondo, non solo quello medico.

In tanti, uno alla volta, pronti a ricordare l’uomo, l’amico, il collega, il ricercatore, il presidente dell’Ordine, l’attivista volontario, l’appassionato di musica, il fratello, il marito, il padre. Un clima carico di sentimenti forti, disarmanti come la sua generosità, il fil rouge di ogni sua scelta, ogni sua parola, ogni sua azione.

Un uomo sensibile ma fermo e determinato nei suoi principi quello descritto dai tanti, attento al bene comune più di ogni altra prerogativa. “Di elevatissima preparazione sia scientifica sia umanistica, ha fatto dialogare scienza e cultura – ha ricordato Roberto Romizi presidente ISDE, l’Associazione Medici per l’Ambiente in cui Barone gettava passione e competenza – Gennaro ha avviato quel dialogo necessario tra discipline scientifiche e discipline umanistiche. Persona autentica, vera, umile anche nei periodi di maggior successo personale, un uomo di vero cuore che ha sempre agito nel nobile silenzio dei grandi”.

Unanime il ricordo della sua integrità morale nel perseguire i valori più importanti per l’essere umano: la salute e la pace. Toccanti i ricordi di colleghi psichiatri, compagni di percorso e di pazienti che in lui avevano trovato un sostegno e la forza di procedere. Momenti di commozione, sì, ma carichi di gratitudine e anche di sorrisi nel ricordare il piacere del tempo trascorso con lui.

In queste situazioni è facile cadere nella retorica. Parla da sé la presenza in questa sala gremita di persone di ogni professione, età, qualifica e provenienza che vogliono ricordare Gennaro – ha detto il presidente OMCeO Pino De Gregorio – Per questo non parlerò dell’amico, del collega, del suo esempio umano e professionale. Parlerò, nel ruolo che oggi ricopro, di Gennaro Barone come ordinista, del medico che ci ha a lungo rappresentato. Lo conoscevo da tempo e lo sostenni fortemente (senza entrare in consiglio) quando si candidò per la prima volta alla guida dell’OMCeO. Coprendo in questi anni immeritatamente il suo ruolo ho capito quanto sia stato grande. Ha saputo tutelare i pazienti e difendere la professione nel miglior modo possibile. Ha aggregato l’Università al nostro mondo, ha saputo tenere strette le fila del mondo medico come nessun altro. Ha attraversato momenti complessi riuscendo a rimanere sempre per tutti noi un faro, una guida, un solido punto di riferimento. Per me Gennaro Barone rimane un vero monumento. Una grandissima persona di una poliedricità totale che difficilmente si incontra sul percorso professionale”.

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