“Avevo dato la mia disponibilità ma non mi chiamavano, ho pensato che non volessero gente di una certa età, ho 70 anni. Ma ho chiamato lo stesso per sollecitare e, appreso quanto tenessi a quella esperienza, mi hanno inserito in quattro e quattr’otto nella missione in partenza. E’ iniziata così la mia indimenticabile esperienza in Ucraina“.

Mino Dentizzi, geriatra campobassano, tiene a non essere definito scrittore: il libro presentato nella sede dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di Campobasso lo ha scritto, precisa, perché invitato a farlo dai compagni di viaggio, per lasciare nero su bianco.

Ho trascorso dieci giorni nel campo profughi di Leopoli, in stretto contatto , 24 ore su 24, con tre colleghi di età sotto i 30 anni. Abbiamo portato lì quello che sapevamo fare, ci siamo portati a casa emozioni forti e conoscenze indelebili. Che cosa è la guerra? Come dirlo: è entrare in un sistema di abitudini e di sensazioni che non si può definire. Vivere con le sirene d’allarme bomba che ogni tanto irrompono nella routine del lavoro, con le vite sospese di chi sta transitando in un recinto sperando di tornare a casa significa entrare in un sistema di pensiero sospeso nel tempo e nello spazio. I profughi non hanno più punti di riferimento, né passati, né presenti, tantomeno futuri. E tu, medico, ti trovi a confrontarti con bisogni che spesso vanno oltre la diagnosi fisica“.

Accompagnato dall’amico esperto in cooperazione Peppe Di Fabio, Mino Dentizzi ha raccontato i momenti salienti di quei dieci giorni, ricordando le figure che più hanno lasciato il segno, dai compagni di viaggio agli Ucraini incontrati. E ha reso a tutti una testimonianza fatta di generosità, ma anche di incredulità di fronte a quanto l’essere umano riesca a farsi del male.

E’ il concetto di umanità il fulcro di tutto il percorso vissuto e descritto da Mino Dentizzi – ha detto Di Fabio – è lì che vanno trovati il principio e il fine del viaggio: nel campo profughi emerge con forza la condizione di essere umani, diversi dei costumi ma tutti umani, accomunati dalla necessità di guardare al domani con un minimo di visione“. Quella che oggi è assolutamente inesistente sia nel popolo ucraino, sia nei tanti giovani russi che devono combattere per una vittoria che forse neanch’essi hanno davvero chiara.

Presente il presidente Pino De Gregorio che ha introdotto il dialogo sottolineando quanto questo tipo di contributo sia importante per i momenti di riflessione che l’Ordine cerca di proporre attraverso le opere che riguardano i colleghi medici.

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