Prima visita ginecologica da prenotare? Se sei in Trentino o in Abruzzo te la cavi alla grande: nelle due regioni si registra il minor numero di giorni medi di attesa e la più alta percentuale di prestazioni eseguite per tempo. Ma se ti trovi in Molise o in Basilicata è tutta un’altra storia: maglia nera per le due regioni con rispettivamente il 58% di prestazioni eseguite per tempo e una media di 42 giorni di attesa.

E’ questo solo uno dei dati riportati dai risultati della ricerca di Hi – Healthcare Insights, l’Osservatorio Indipendente sull’Accesso alle Cure di Fondazione The Bridge, sulle. Dal Report, con riferimento al 2021. Esiti presentati in settimana a Roma dai quali emerge una forte disomogeneità tra le regioni: basta guardare la differenza tra Abruzzo e Molise.

Osservando i valori relativi ad altre prestazioni vediamo che per una visita oculistica diverse regioni presentano un forte peggioramento rispetto al 2020: l’Umbria passa da 15 a 33 giorni medi di attesa, la Sardegna da 23 a 56 giorni. Mentre per un elettrocardiogramma in pole c’è la Valle d’Aosta, con 31 giorni medi di attesa (erano 57 nel 2020) mentre peggiora nettamente la Sardegna, che passa da soli 15 giorni medi di attesa a 52 giorni.

Ma le riflessioni emerse non si limitano ai risultati. Alla presentazione sotto la lente di ingrandimento è finito soprattutto il metodo. Il problema, secondo gli interventi di chi il Report lo ha presentato, risiede nelle modalità di raccolta di questi dati. In altre parole la normativa nazionale, indicata nel Piano Nazionale di Governo delle Liste di Attesa (PNGLA), lascia a ciascuna regione la libertà di stabilire come rendere accessibili questi dati ai cittadini. E questo, hanno sostenuto gli esperti, non consente un’analisi comparata tra le prestazioni dei diversi sistemi sanitari regionali e spesso nemmeno tra i dati della medesima Regione riguardanti anni diversi.

Un problema di trasparenza che inficia i risultati e quindi l’analisi della realtà. Da qui, secondo gli interventi registrati durante la presentazione, “l’urgenza di un ripensamento delle modalità di raccolta dei dati per una corretta e completa analisi dei tempi di attesa”. Inoltre, gli esperti hanno premesso che all’interno dei dati PNGLA è previsto un elenco di 69 prestazioni ambulatoriali e 17 in regime di ricovero, ma non tutte le Regioni hanno rilevato lo stesso numero di prestazioni e le uniche a fornirle tutte sono state Abruzzo, Puglia e Marche. Nel Report dell’Osservatorio Hi è stato operato un confronto, rispetto ad alcune prestazioni, tra i tempi medi di erogazione da parte delle Regioni (limitatamente alla media delle classi di priorità B e D, le uniche a essere presenti nei dati forniti da tutte le Regioni).

Per ipotizzare una nuova modalità di raccolta e analisi dei dati delle liste d’attesa effettivamente rispondenti alla realtà, Fondazione The Bridge e Agenas hanno creato un gruppo di lavoro per monitorare ex ante i tempi di attesa delle prestazioni specialistiche. Il progetto, si legge nella nota, prevede la raccolta dei dati analitici delle prenotazioni effettuate attraverso i CUP di un campione di Regioni/Aziende sanitarie; l’analisi dei dati raccolti e la successiva comunicazione al Ministero della Salute; la costruzione di specifici indicatori di presa in carico dei pazienti; l’analisi legislativa a integrazione e supporto del percorso.

“Non basta prevedere attraverso una legge che i dati sulle liste d’attesa debbano essere resi pubblici, ma è necessario che ci sia una responsabilità politica che dia attuazione a quella legge Alessandro Venturi – ha spiegato il direttore scientifico Osservatorio Hi e vicepresidente Fondazione The Bridge – Se manca il dato mancano le informazioni e non si genera conoscenza, di conseguenza diventa difficile tenere in piedi un organismo complesso come il nostro sistema sanitario. In questo Paese è giunto il momento di attuare una strategia politica che consenta di distillare informazioni e conoscenza dai dati sanitari, coniugando il sapere umano con le opportunità che le nuove tecnologie di machine learning oggi permettono”.

Per Luisa Brogonzoli, coordinatrice Centro Studi Fondazione The Bridge “il Piano Nazionale di Governo delle Liste di Attesa, ormai ampiamente scaduto e non ancora sostituito, è inadeguato e non garantisce la possibilità per i cittadini di ottenere un quadro veritiero sulle liste d’attesa. Ciò ci porta da una parte a bocciare il sistema, dall’altro a dover optare per un cambio di approccio a partire dalla prossima edizione della ricerca, rinunciando alla raccolta dei dati tramite accesso civico e rivolgendoci direttamente alla fonte delle informazioni, cioè ai CUP”.

In questo quadro un ruolo cruciale lo svolgono le associazioni che operano all’interno del sistema salute, che devono essere considerate partner imprescindibili per la pianificazione, la realizzazione e il miglioramento dei servizi sanitari e sociosanitari. Occorre dunque attuare una vera sinergia fra associazioni di tutela e sistema sanitario, rafforzando il dialogo all’insegna della trasparenza. Solo così i dati porteranno a risultati positivi in termini concreti.

Antonella Iammarino

Condividi